L’innovazione tecnologica, iniziata negli ultimi decenni, ha dato inizio ad un vero e proprio ammodernamento strutturale dei mercati e, più in generale, di tutta la società. Si è venuta a creare, difatti, una condizione che vede (nei paesi più industrializzati) una propensione sempre più marcata verso la sostituzione del personale umano con sistemi automatizzati che garantiscono minori tempi di produzione (di beni o servizi) e margini di errore estremamente ridotti. Questa dinamica non può essere facilmente riprodotta, però, in quei settori in cui le competenze richieste sono talmente tanto specializzate e distintive da rendere difficoltosa la sostituzione di personale umano (o, nel più dei casi, così tanto costosa da renderla disincentivante). È questo il caso del settore del trasporto, includendo in quest’ultimo sia quello di merci che quello di persone. Per quanto riguarda il TPL i principali progetti di guida autonoma si concentrano sul servizio metropolitana (vedasi Roma, Milano, Brescia e Torino), mentre sono stati avviati da poco (o verranno avviati) progetti pilota anche per i filobus ed i bus (vedasi progetto Man & Mobileye). Dato lo stato ancora embrionale dei progetti, il settore richiederà ancora per molti anni manodopera specializzata (autisti di bus/filobus).
È proprio la carenza di autisti, però, che sta mettendo in ginocchio il ramo dei trasporti di persone (noleggio e TPL). Lo scopo del presente studio è quello di fornire un quadro puntuale dell’autista sia nel contesto italiano che europeo, analizzando i dati a disposizione per comprendere al meglio le principali problematiche che hanno condotto all’attuale condizione di criticità. Per fare questo, verranno presi in considerazione vari aspetti:
• Immigratorio: esiste un legame concreto tra i flussi immigratori e la problematica evidenziata?
• Economico: come si legano le dinamiche retributive con la mancanza di autisti? E le dinamiche inflattive?
• Burocratico: può essere individuata una relazione tra la lentezza burocratica ed amministrativa del nostro paese con il sotto-dimensionamento della popolazione di autisti?
• Sociale: insistono problematiche di genere o di razza sulla professione di austista in Italia? Se sì, in che misura? Quale è la situazione in Europa in merito?
IL CONTESTO ITALIANO
La popolazione di autisti in Italia destinata al trasporto di passeggeri ammonta a circa 90 mila unità. Di questi, il rapporto tra TPL e Noleggio è di 3:1 (65.000 unità per il primo, 25.000 per il secondo).
I dati che riflettono perfettamente la situazione di difficoltà che caratterizza ormai da mesi la professione citata provengono dalla divisione di quest’ultima per età e per sesso.
Come si può notare dalle immagini appena riportate da un lato si registra che la percentuale di giovani Under-25 è appena lo 0,4% (dato alquanto preoccupante se considerato il fatto che gli Over-40 sono più dell’80%), e dall’altro che la presenza di donne è appena del 3,6%.
Analizzando dal punto di vista della distribuzione territoriale i soli autisti impiegati nel trasporto pubblico locale, si può notare che le regioni italiane in cui se ne rileva una maggiore concentrazione sono in particolare quelle del nord. Questo dato, diretta conseguenza della maggiore estensione del servizio offerto dalle regioni citate rispetto alla media nazionale, è stato storicamente alimentato da una forte mobilità di autisti provenienti in larga parte dalle regioni del Meridione. Difatti questi ultimi, mossi da migliori opportunità lavorative, hanno per lungo tempo trovato benefici in tale scelta, portandoli ad accettare un trasferimento permanentemente alla luce di aspettative di vita migliori.
Come emerge da una elaborazione di Basco&T Consulting su dati MIT, però, tale fenomeno di mobilità si è gradualmente ridotto. La causa di ciò deve essere ritrovata nell’aumento dei costi (dato l’aumento dell’inflazione) in maniera più accentuata al Nord, che difatti fa venir meno la convenienza di un trasferimento permanente
Nel descrivere il contesto italiano meritano di essere analizzati, infine, i dati che hanno caratterizzato il 2022 del trasporto passeggeri.
Secondo UnionCamere del fabbisogno di autisti, quantificato in 15.000 unità (che, rapportati all’intera popolazione autista, sono circa il 17% di quest’ultima), ne sono stati assunti solamente 12.000 (78% del fabbisogno). Anche in questo caso emerge la problematica poc’anzi descritta dell’elevata età media: quasi la metà delle assunzioni (il 44%) sono per sostituzione di autisti andati in pensione durante l’anno.
Non di certo trascurabile la difficoltà di reperimento di autisti. Le maggiori difficoltà che stanno attraversando le aziende del nord rispetto a quelle di Centro e Mezzogiorno stanno portando ad una carenza diversificata sul territorio Italiano.
Come emerge da un’elaborazione di Basco&T Consulting su dati ANAV e MIT, ad oggi in Italia mancano circa 6.500 autisti, di cui più di un terzo al nord Italia.
Tale fabbisogno, in mancanza di un adeguato intervento, aumenterà esponenzialmente nel corso dei prossimi anni. Prendendo in considerazione il ventennio 2022-2042, Basco&T Consulting ha stimato un aumento potenziale del 500%.
IL CONTESTO EUROPEO
Incidenza delle donne autista
Secondo un report sul trasporto passeggeri dell’IRU (l’organizzazione mondiale del trasporto su strada) in Europa la percentuale di uomini e donne autisti è, rispettivamente, dell’84% e del 16%.
Gli Under 25
Per quanto riguarda l’incidenza degli Under-25 sul totale della popolazione autista, questi sono circa il 3%. L’Olanda è il paese che registra il risultato migliore, con una rappresentanza di giovani conducenti al 6% del totale.
Sebbene tali risultati siano migliori rispetto a quelle descritte nel precedente paragrafo riguardo il solo panorama italiano, è possibile affermare che la quota di autisti di bus Under-25 in Europa non è rappresentativa della relativa quota di lavoratori Under-25 sul totale della popolazione attiva.
Così come fatto per il contesto italiano, si riportano in conclusione i dati della situazione autisti dell’anno 2022.
Da un’elaborazione di Basco&T Consulting su dati IRU, la carenza di questi ultimi, sul totale Europa, ammonta a circa 105.000 unità. I paesi più in sofferenza sono in primis l’Olanda (con una carenza quantificata in 6.000 unità, ossia il 20% sul totale degli autisti del paese), seguita da Italia e Spagna.
CONFRONTO ITALIA-EUROPA: INDICI SUL SALARIO E SUL COSTO DELLA VITA
Confronto salari lordi
Per questo terzo paragrafo l’analisi di Basco&T Consulting è stata indirizzata sulle dinamiche prettamente economiche, ed in particolare sul livello retributivo di un autista di linea e sul costo della vita (analisi svolta per tutti i paesi europei).
Il primo risultato interessante lo si ottiene se si prendono in considerazione i paesi UE-27.
Come testimonia la figura sopra riportata, un autista di linea in Italia guadagna circa il 4% in meno rispetto alla media dei paesi considerati. Se però si rapportano i salari lordi al costo della vita in ogni paese considerato (che consideri l’insieme dei costi per i beni di consumo, inclusi quelli dei beni alimentari, dei ristoranti, dei trasporti e delle utenze ed esclusi quelli di affitto), il risultato che si ottiene è tutt’altro che scontato (vedi foto in basso).
Se è pur vero che un autista in Italia ha mediamente una retribuzione lorda inferiore del 4% rispetto alla media dei paesi UE-27, il rapporto tra salario e costo della vita che questo ottiene lavorando in Italia è del 7% migliore rispetto alla media degli stessi paesi considerati.
Tale risultato è però fortemente influenzato dai valori registrati nei paesi dell’Europa dell’est (Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, etc).
Isolando il ragionamento ai primi 16 paesi europei per livello di PIL prodotto nel 2022 e ripetendo i calcoli, il risultato che si ottiene meno positivo rispetto a quello poc’anzi descritto.
Come si può notare dalla figura, in questo caso il rapporto tra salario e costo della vita di un autista di linea in Italia è poco meno della media dei paesi considerati.
Perdita del potere di acquisto
Deve essere infine considerato che, come emerso da uno studio di Basco&T Consulting pubblicato a maggio 2023 (Dinamiche occupazionali nel settore del TPL: problemi strutturali e potenziali soluzioni), tale rapporto sta peggiorando nel corso degli ultimi anni.
Tale peggioramento trova riscontro nel fatto che, a partire dal 2018, il tasso di inflazione cumulato ha superato l’incremento cumulato degli aumenti salariali previsti dai rinnovi contrattuali. Tale divario si è fortemente accentuato a partire dal 2022 con l’aumento esponenziale del costo della vita.
I POTENZIALI AUTISTI: BACINI DA CUI ATTINGERE
Numero di patenti D in Italia
Stante la forte carenza di autisti descritta nei paragrafi precedenti (e le previsioni alquanto peggiorative che inquadrano i prossimi anni, in assenza di un adeguato intervento) appare doveroso fornire una panoramica generale su quelli che possono essere considerati i principali bacini da cui poter attingere (a livello istituzionale e aziendale) per poter contenere tale problematica.
In primis, meritano di essere menzionate le patenti D in Italia.
Secondo quanto riportato dal MIT (dati al 2019) queste ammontano a circa 912.000 unità. Si riporta di seguito un’analisi per sesso, età e ripartizione geografica:
Di queste circa 68.000 sono possedute da stranieri regolari residenti in Italia. Da una breve analisi dei principali paesi esteri rappresentati spiccano alcuni paesi dell’est (Romania, Moldavia e Albania), oltre che Sri Lanka, Marocco, Svizzera e Germania (per questi ultimi due paesi è presumibile pensare che si tratti di cittadini di famiglia/origine italiana nati all’estero).
Considerando, infine, il numero di autisti di passeggeri (90.000) ed il numero delle patenti D, si ottiene che solo 1 persona su 10 che ha effettivamente conseguito l’esame per l’ottenimento della patente D decide di andare a lavorare nel trasporto di persone.
Il bacino dei giovani
Il secondo bacino che merita di essere considerato è quello dei giovani.
Questi sono, ad oggi, la risorsa potenziale più importante per porre un effettivo rimedio alla forte carenza di autisti del panorama italiano ed europeo.
Il 72% di giovani residenti in Italia rappresenta uno dei più importanti bacini da cui poter (e dover) attingere per contrastare la mancanza di autisti di autobus e per abbassare la sempre più elevata età media della professione.
Da un’analisi condotta da Basco&T Consulting su dati Eurostat (al 2019), l’Italia è seconda in Europa (subito dopo la Romania) per numero di giovani tra i 25 ed i 34 anni che non hanno conseguito un titolo universitario. Ciò, riportato al discorso trasporto passeggeri, significa che il nostro paese detiene il secondo bacino potenziale di giovani più ampio da cui poter (e dover) attingere.
Il bacino degli stranieri residenti
L’ultimo bacino potenziale individuato trova riscontro negli stranieri regolari residenti.
Secondo quanto riportano i dati Istat, nel periodo 2018-2022 il numero di quest’ultimi si è sempre attestato intorno alle 5.000.000 di unità, con una presenza maggiore al Nord Italia rispetto al Centro ed al Mezzogiorno (vedasi immagine di seguito).
Questo dato risulta interessante soprattutto se affiancato a quello degli stranieri regolari residenti privi di un’occupazione lavorativa.
Il tasso di disoccupazione registrato nel 2022 resta intorno al 12%, rispetto ad una media dei precedenti quattro anni di circa il 14% (appare verosimile considerare che tali percentuali sono comprensive di eventuali dinamiche di lavoro nero).
Il livello più alto di disoccupazione si registra nel Mezzogiorno con una percentuale del 19% (calcolata sul totale dei soli stranieri regolari residenti nelle regioni del Sud+Isole), mentre quello più basso al nord.
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Incrociando i dati così ottenuti è possibile affermare che il bacino potenziale di stranieri regolari residenti in Italia è pressoché equamente distribuito su tutto il territorio nazionale. In tal senso sia le istituzioni che le aziende possono decidere di attingervi, soprattutto se alla mera assunzione forniscano a quest’ultimi anche la piena copertura della patente D e dell’abilitazione CQC (ove mancanti).
Per maggiori informazioni e approfondimenti contattaci all’indirizzo info@basco-t.com
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Managing Partner